OSSERVATORIO TEORETICO
Temporalità e Mimesi: L’opera d’arte come processo tra fisica, filosofia e memoria
Il progetto degli esperimenti temporali, avviato negli anni Ottanta, si configura come un’indagine interdisciplinare che interseca arte, fisica e filosofia. L’opera non è intesa come oggetto statico, ma come ente dinamico, soggetto a una serie di trasformazioni intenzionalmente datate e documentate. Questo approccio consente di interrogare il rapporto tra tempo, spazio e identità, ponendo l’accento sulla dimensione processuale dell’arte. Nel contesto di questi esperimenti, tempo e spazio cessano di essere soltanto coordinate di riferimento per divenire variabili attive e interagenti. L’adozione di una cronologia puntuale degli interventi – con data e orario precisi – trasforma l’opera in un archivio vivente di processi, in cui ogni modifica è testimonianza di un divenire irreversibile.
Il tempo, nella sua oggettività e unidirezionalità, si manifesta come agente di trasformazione che incide sulla materia, ridefinendo continuamente i confini dell’opera.
Lo spazio, lungi dall’essere neutro, si presenta come luogo indefinito e malleabile, costantemente riplasmato dagli interventi successivi.
Questa visione trova un parallelo nella teoria della relatività einsteiniana, dove tempo e spazio sono inscindibili e mutano in funzione dell’osservatore e dell’evento. L’opera d’arte, dunque, si fa laboratorio di una relatività estetica e ontologica.
Le due immagini documentano emblematicamente questa tensione:
La prima rappresenta lo stato originario dell’opera, che suggerisce stabilità e compiutezza.
La seconda attesta la metamorfosi: il quadro si apre, si espande nello spazio, acquisisce tridimensionalità e rompe la linearità della superficie pittorica.
La ricomposizione e la variazione della forma non sono gesti estetici, ma atti che testimoniano la capacità del tempo di incidere e ridefinire l’identità dell’opera. Ogni intervento è un atto di conoscenza, una sfida lanciata all’irreversibilità della temporalità. L’inserimento degli specchi introduce una dimensione ulteriore, evocando la mimesi platonica. L’arte, in questa prospettiva, diventa riflesso di un’idea originaria, ma qui la mimesi si trasforma in interrogazione critica:
L’immagine riflessa si moltiplica all’infinito, si frammenta, si allontana dalla fonte, ma mantiene un legame essenziale con essa.
Gli specchi non si limitano a duplicare la forma, ma ne moltiplicano le possibilità percettive, aprendo la scena a una dimensione potenzialmente infinita.
Questa riflessione si collega direttamente alla filosofia platonica, in cui il riflesso è sempre, al contempo, testimonianza e distanza dall’originale. L’opera diventa così luogo di una dialettica tra identità e differenza, tra permanenza e mutamento. L’artista può decidere di fermarsi, ma ogni stasi è solo provvisoria: la logica interna dell’opera suggerisce una potenzialità di trasformazione infinita. In questa prospettiva, l’arte non è più rappresentazione di una realtà data, ma processo di conoscenza, spazio di interrogazione, laboratorio di senso. Ogni intervento, ogni riflesso, ogni variazione è un atto che documenta il passaggio del tempo e la sua azione sulla materia, costringendo l’osservatore a confrontarsi con la complessità dell’identità, della memoria e della percezione.
Mimesi 7b e Azione temporale. (Esperimenti Temporali). 2008- 2024-2025©. in origine cm 70x54x17 - successivamente cm 70x35x28, acrilico su tavola, legno, specchi.. Opera realizzata in 18 anni. iniziata il 22 gennaio 2008. Ripresa il 7 settembre 2024. il processo di scomposizione e trasformazioni è stato terminato il 10 luglio 2025 alle ore 10:35.
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