OSSERVATORIO TEORETICO

 

Temporalità e Mimesi: L’opera d’arte come processo tra fisica, filosofia e memoria (02-12-2024)

Il progetto degli esperimenti temporali, avviato negli anni Ottanta, si configura come un’indagine interdisciplinare che interseca arte, fisica e filosofia. L’opera non è intesa come oggetto statico, ma come ente dinamico, soggetto a una serie di trasformazioni intenzionalmente datate e documentate. Questo approccio consente di interrogare il rapporto tra tempo, spazio e identità, ponendo l’accento sulla dimensione processuale dell’arte. Nel contesto di questi esperimenti, tempo e spazio cessano di essere soltanto coordinate di riferimento per divenire variabili attive e interagenti. L’adozione di una cronologia puntuale degli interventi – con data e orario precisi – trasforma l’opera in un archivio vivente di processi, in cui ogni modifica è testimonianza di un divenire irreversibile.

  • Il tempo, nella sua oggettività e unidirezionalità, si manifesta come agente di trasformazione che incide sulla materia, ridefinendo continuamente i confini dell’opera.

  • Lo spazio, lungi dall’essere neutro, si presenta come luogo indefinito e malleabile, costantemente riplasmato dagli interventi successivi.

Questa visione trova un parallelo nella teoria della relatività einsteiniana, dove tempo e spazio sono inscindibili e mutano in funzione dell’osservatore e dell’evento. L’opera d’arte, dunque, si fa laboratorio di una relatività estetica e ontologica.

Le due immagini documentano emblematicamente questa tensione:

  • La prima rappresenta lo stato originario dell’opera, che suggerisce stabilità e compiutezza.

  • La seconda attesta la metamorfosi: il quadro si apre, si espande nello spazio, acquisisce tridimensionalità e rompe la linearità della superficie pittorica.

La ricomposizione e la variazione della forma non sono gesti estetici, ma atti che testimoniano la capacità del tempo di incidere e ridefinire l’identità dell’opera. Ogni intervento è un atto di conoscenza, una sfida lanciata all’irreversibilità della temporalità. L’inserimento degli specchi introduce una dimensione ulteriore, evocando la mimesi platonica. L’arte, in questa prospettiva, diventa riflesso di un’idea originaria, ma qui la mimesi si trasforma in interrogazione critica:

  • L’immagine riflessa si moltiplica all’infinito, si frammenta, si allontana dalla fonte, ma mantiene un legame essenziale con essa.

  • Gli specchi non si limitano a duplicare la forma, ma ne moltiplicano le possibilità percettive, aprendo la scena a una dimensione potenzialmente infinita.

Questa riflessione opera una trasformazione radicale del concetto di mimesi. La mimesi platonica presuppone una degradazione ontologica: ogni copia si allontana progressivamente dalla verità dell'idea originale. Per Platone, l'artista produce un'imitazione dell'imitazione - il letto dipinto imita il letto dell'artigiano che a sua volta imita l'idea di letto - collocandosi così a tre gradi di distanza dal vero. In questo caso invece gli specchi non si limitano a duplicare l'immagine: la moltiplicano infinitamente, creando una serie di riflessi che mantengono ciascuno un rapporto diretto e immediato con la fonte, pur generando una proliferazione che sfida ogni tentativo di identificare un punto di origine privilegiato. Questa operazione rivela l'inadeguatezza della concezione platonica della mimesi come degradazione progressiva della verità: ogni riflesso possiede lo stesso statuto ontologico, la stessa pienezza di presenza, dimostrando che la moltiplicazione può essere preservazione anziché allontanamento dall'essere. Il volto dipinto all'interno della scatola non subisce una perdita di realtà attraverso la riflessione infinita, ma scopre la propria potenza moltiplicatrice, la capacità di generare infinite variazioni che non compromettono l'identità essenziale.

Se per Platone la mimesi artistica era problematica perché allontanava dalla conoscenza del vero, qui la mimesi speculare diventa uno strumento che rivela la potenza moltiplicatrice dell'essere stesso, la capacità dell'identico di generare infinite variazioni senza perdere la propria essenza. L'opera dimostra che moltiplicazione non equivale necessariamente a degradazione, che la copia può conservare la pienezza ontologica dell'originale.

V R

Mimesi 7b e Azione temporale. (Esperimenti Temporali). 2008- 2024-2025©. in origine cm 70x54x17 - successivamente cm 70x35x28, acrilico su tavola, legno, specchi.. Opera realizzata in 18 anni. iniziata il 22 gennaio 2008. Ripresa il 7 settembre 2024. il processo di scomposizione e trasformazioni è stato terminato il 10 luglio 2025 alle ore 10:35.

 
esperimenti temporali opere


Privacy Policy Image Licensing

All rights reserved Virgilio Rospigliosi 2023© Design by Lux Aeterna Multimedia