OSSERVATORIO TEORETICO

 

Defunzionalizzazioni

È un concetto ideato nel 1984-85, ed è approfondito il concetto di “Significato” come termine di codifica e di riferimento comune. Il significato dipende esclusivamente dallo scopo. Il significato di un oggetto funzionante non sarà lo stesso di un oggetto intenzionalmente rotto e privato della sua funzione. Rompendo l’oggetto si cancella automaticamente il suo significato. L’oggetto nella sua forma originaria è definito “A-integro” con il suo significato “B-coerente”. L’oggetto rotto diventa “A-mutato” mentre “B-coerente”, il significato originario, si annulla. L’oggetto scorporato della propria funzione e del proprio significato, assume una nuova morfologia e una nuova determinazione Ontologica. La sua nuova estetica diventa il suo nuovo significato e la sua nuova funzione. E può essere definito “C-nativo”. Ne deriva una distorsione estetica e concettuale, provocata dal ricordo morfologico dell’oggetto al suo stato originario “A-integro”. In quanto, nonostante l’evidente nuovo significato e funzione, la mente continua a riconoscere la morfologia precedente, a causa delle informazioni mnemoniche collegate al suo “ex” significato.

L 'Analisi della Defunzionalizzazione Oggettuale in Rospigliosi: Una Prospettiva Semiologica e Ontologica

L'approccio nell'ambito delle "Defunzionalizzazioni", offre una cornice analitica rigorosa per studiare la natura del significato oggettuale, esaminando come esso sia vincolato alla funzione e come la sua alterazione conduca a trasformazioni semiotiche e ontologiche. Il punto di partenza concettuale è l'idea che il significato non costituisca una proprietà intrinseca dell'oggetto, bensì una variabile dipendente dalla sua funzione specifica all'interno di un dato sistema. Questa prospettiva, di matrice funzionalista, implica che la significazione oggettuale non sia statica, ma dinamica e relazionale, risultando dall'interazione dell'oggetto con il suo contesto d'uso. In questo modello, un oggetto nella sua condizione funzionale, designato come "A-integro", si associa a un significato "B-coerente". Tale coerenza è generata dalla congruenza tra la struttura formale dell'oggetto e il suo ruolo operativo prestabilito. Ad esempio, un utensile da taglio possiede una significazione coerente in relazione alla sua efficacia nell'eseguire l'azione di taglio, mentre una seduta è definita in relazione alla sua capacità di supportare il corpo umano in posizione seduta. Questa corrispondenza tra forma e funzione genera una significazione immediatamente intelligibile e condivisa all'interno di una comunità di fruitori. Tuttavia, è introdotta una variabile perturbativa: la compromissione intenzionale della funzione oggettuale attraverso l'atto di rottura o modifica esponenziale. Questa operazione, definita "defunzionalizzazione", non si limita alla distruzione fisica dell'oggetto, bensì comporta una radicale destrutturazione del suo significato originario. L'oggetto trasformato, ora "A-mutato", perde la sua "B-coerenza", ovvero la sua finalità primaria. L'utensile da taglio danneggiato non è più atto a recidere, e la seduta distrutta non assolve più alla funzione di supporto. La perdita della funzione innesca una decostruzione semiologica, obbligando l'osservatore a riconsiderare le coordinate ontologiche dell'oggetto. È fondamentale precisare che la defunzionalizzazione non costituisce una decontestualizzazione. Mentre la decontestualizzazione implica la rimozione temporanea dell'oggetto dal suo ambiente d'uso originario, mantenendo intatta la sua identità funzionale e permettendo il ritorno alla condizione primaria qualora l'oggetto venga reintrodotto nel contesto appropriato, la defunzionalizzazione comporta invece una vera e propria risignificazione ontologica. L'oggetto defunzionalizzato non può più recuperare la sua funzione originaria attraverso un semplice cambio di contesto, poiché ha subito una trasformazione irreversibile della sua essenza. La sua identità non è più quella di partenza: è avvenuta una metamorfosi ontologica che ha generato una nuova entità, dotata di una diversa natura e di un diverso statuto esistenziale. Questo processo di trasformazione è irreversibile e definitivo, distinguendosi nettamente dai fenomeni di decontestualizzazione che mantengono intatta la possibilità di un ritorno allo stato originario. Nondimeno, questa "morte" del significato originario innesca un processo di ricomposizione semiotica e ontologica. L'oggetto defunzionalizzato non svanisce nell'oblio; al contrario, subisce una metamorfosi, acquisendo una nuova morfologia e una nuova determinazione ontologica. L'oggetto, privato della sua destinazione originaria, diviene "C-nativo". Questa nuova "natività" non costituisce una semplice reiterazione di un modello preesistente, ma una vera e propria ri-significazione. La sua nuova configurazione estetica, il suo modo inedito di manifestarsi, diviene il suo nuovo significato e la sua nuova funzione. L'oggetto rottamato, svincolato dalla sua utilità primaria, si libera dalle restrizioni della sua destinazione iniziale per assumere un nuovo valore, un nuovo ruolo nel sistema relazionale che lo ingloba. Tuttavia, tale processo di defunzionalizzazione e ri-significazione non si manifesta senza conseguenze. Si genera una distorsione cognitiva ed estetica, derivante dal confronto tra la configurazione attuale dell'oggetto e la sua forma "A-integra" di partenza. Il soggetto, pur essendo in grado di identificare il nuovo significato, non può prescindere dal confronto con lo stato precedente dell'oggetto, a causa delle informazioni mnemoniche correlate alla sua funzione originaria. Questo confronto innesca un conflitto percettivo che ostacola la fruizione dell'oggetto defunzionalizzato con la stessa spontaneità e immediatezza con cui si approssima l'esperienza di un oggetto funzionante. La percezione, in tal senso, è influenzata dal ricordo del passato dell'oggetto, come se l'ombra della sua originaria significazione continuasse a proiettarsi sulla sua nuova forma. Questa perturbazione, tuttavia, non rappresenta un limite, bensì un fattore propulsivo di analisi. La tensione tra vecchio e nuovo, tra funzione persa e forma ritrovata, crea uno spazio epistemologico atto alla riflessione, all'interpretazione e alla generazione di nuovi significati. La defunzionalizzazione, in questo senso, può essere interpretata come un atto di liberazione, attraverso il quale gli oggetti trascendono la reificazione dell'utilitarismo per proiettarsi in una dimensione estetica e concettuale inedita. L'analisi non si limita soltanto alla descrizione di un processo, ma invita a una revisione critica della relazione soggetto-oggetto, sollecitando l'indagine sulla natura, il valore e la storia di ogni entità. Propone di rivedere il mondo attraverso una nuova ottica, pronta a captare la complessità anche nell'alterazione, nel frammento, in ciò che appare inutilizzato. In sintesi, la teoria della defunzionalizzazione evidenzia come il significato non sia una proprietà oggettiva e permanente, bensì un processo dinamico e relazionale, strettamente dipendente dalla funzione e dall'uso degli oggetti. La rottura, lungi dall'essere un atto distruttivo, diventa un motore di trasformazione e rinnovamento, che guida gli oggetti verso nuove forme di espressione e significato.


 

 

Perdere la propria funzione crea ansia 1x. (Defunzionalizzazione). 2001©. Cm 60x12, sega per legno alla quale sono stati tolti i denti. Fotografie dell’installazione cm 100x150, stampa digitale su plexiglass.

 
 


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